Secondo la leggenda il paese trarrebbe origine dall'antica Pandora, distrutta da un terrificante terremoto nel 1507. Gli abitanti di questo centro, in seguito al sisma, si sarebbero dispersi in varie zone insediandosi soprattutto nell'area che ospita oggi il paese. Fino a quando non fu riconosciuto Comune autonomo, nel 1836, fu feudo conteso da ricchi casati, subendo, dunque, come molti altri centri, il sistema feudale. Il feudo è passato dai Fedele di Bagnara ai Coscinà di Palmi (1710-1767), agli Spinelli, Principi di Cariati (1767-1811). Durante il “governo”degli Spinelli, i Francesi cambiarono l'ordinamento amministrativo della Calabria a più riprese e gli Spinelli dovettero cedere parecchie terre demaniali. Il nuovo ordinamento amministrativo voluto nel 1799 dal Generale Championnet comprendeva Careri nel Cantone di Roccella, Dipartimento della Sagra. Otto anni dopo, con la legge del 19 gennaio 1807, Careri veniva degradato a “luogo” del cosiddetto governo di Ardore. Veniva addirittura declassato a “villaggio” cioè a frazione di Benestare, nella giurisdizione di Ardore a seguito del decreto del 4 maggio 1811. Dovevano passare 25 anni prima che Careri venisse rilevato a Comune autonomo,con l'aggregazione di Natile, a seguito del decreto del 18 luglio 1836. È stato durante la dominazione militare francese che gli Spinelli furono chiamati in causa per la divisione delle terre demaniali con i Comuni di “Careri, Natile e Plati'”della Provincia di Calabria Ulteriore Prima. Venne colpito duramente, riportandone gravi danni, dai sismi del 1783 e del 1908, a cui si aggiunse la catastrofe operata dalle alluvioni del 18 ottobre del 1951 (10 vittime) e del 1973. Infatti le alluvioni, ancora oggi, sono il grande problema di questo caratteristico centro.

Itinerari

Ecco alcuni dei luoghi più affascinanti del nostro territorio dove cultura e natura si fondono in una miscela di perfetta sintonia.

Situato fra il Mar lonio e il Tirreno, dai quali dista pochissimo, il Massiccio dell'Aspromonte ha diverse vette che sfiorano i 2000 metri (la più alta è quella del Montalto: 1955 m). Da esse son ben visibili l'Etna e le Isole Eolie. Le ripide pareti racciose delimitano strette e suggestive vallate, animate da torrenti dal corso impetuoso che, durante il tragitto, raccolgono l'acqua di affascinanti cascate.
Fra il mare e il massiccio, non resta quasi sempre che uno stretto lembo di terra, troncato in certi punti da incantevoli promontori a picco sul mare (il più spettacolare è il Monte S. Elia). Questa striscia di terra si allarga solo qualche volta, dando vita ad esempio alla Piana di Gioia Tauro, che con i suoi 400 km2 è la più ampia pianura della Calabria.
Il lago Rumia e il lago Costantino, quest'ultimo formatosi dopo che una frana ha ostruito il corso di una fiumara, regalano suggestivi panorami rispettivamente nei pressi di Gambarie e nella valle del Bonamico.
A monte del centro abitato di S.Luca, offrono invece una curiosa veduta vari monoliti che emergono da fitti lecceti; è la Vallata delle Grandi Pietre: Pietra Cappa, Pietra Castello, Pietra Lunga, eccetera.
Vicino Natile, per via di insediamenti rupestri, il paesaggio ricorda la Cappadocia. Nella zona nord-ovest dell'Aspromonte meritano una visita i piani di Zervò e quelli dello Zomaro.
Boschi di ingenti dimensioni costituiscono uno dei grandi patrimoni naturalistici dell'Aspromonte; la vegetazione include tutte le piante tipiche del Bacino del Mediterraneo. Altrettanto valore naturalistico riveste la fauna. Essa è presente con molte specie più diffuse alle rare, nonostante alcune siano scomparse anni fa.

Il comune di Gerace, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e uno dei Borghi più belli d’Italia, è un luogo in cui si respira un’aria medievale. Notevoli le testimonianze del periodo, oltre alla Cattedrale e alla Chiesa di San Francesco è l’intero borgo a conservare edifici e vicoli antichissimi. I sapori forti della buona cucina geracese si legano alle tradizioni Aspromontane. Gerace, dal greco Γεράκι (Falco, luogo in cui nidificano i falchi), è stata fondata nel X secolo dai superstiti dell’antica Locri Epizefiri, fuggiti a causa delle incursioni saracene. Considerato un baluardo bizantino dell’area metropolitana di Reggio Calabria, Gerace ha conservato quasi intatta la sua struttura medievale. Nel centro storico, infatti, si possono ammirare ancora i resti della fortezza con la quale era protetto dalle invasioni esterne e alla quale si poteva accedere grazie a delle porte urbiche e attraverso un ponte levatoio, oggi crollato. E anche le strade interne, particolari e uniche nel loro lastricato con pietra viva disposta a “cozzo” - verticalmente - erano state così ideate per frenare il moto impetuoso dell’acqua piovana, grazie ad una angolazione che ne consentiva lo scolo, ma allo stesso tempo attraversabili dagli zoccoli dei cavalli. Gli scorci e i panorami che si possono ammirare da Gerace la rendono una meta frequentata sia da turisti che da gente dei paesi limitrofi. La Porta del Sole, una delle antiche porte urbiche del borgo, è il più gettonato, con l’affaccio unico sulla vallata sottostante e sul mar Ionio.

Immerso nel verde della valle dello Stilaro e dell’Allaro e protetto dal monte Cozzolino, il borgo di Stilo profuma ancora dei gelsomini che danno il nome alla costa sottostante e che, in tempi non troppo remoti, mani pazienti raccoglievano nelle sere d’estate perché i francesi ne facessero preziosi profumi. Inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia, Stilo può contare su un territorio ricco e variegato, che dalle verdi serre del Monte Cozzolino arriva fino alle spiagge dorate e alle acque cristalline del mar Ionio. Circondato in larga parte da un bosco lussureggiante in cui è possibile vivere atmosfere da fiaba e fare incontri straordinari con gli inavvicinabili gatti selvatici o con gli affascinanti lupi della Sila, Stilo è rimasto immutato nel tempo e ha mantenuto un’identità architettonica medievale: ne sono esempi di rara bellezza la Cattolica e l’impianto del borgo stesso, una vera e propria opera d’arte a cielo aperto. Dal paesaggio circostante agli antichi edifici ancora ricoperti delle tradizionali tegole giaramidi, passando per le chiese del paese i cui mattoni trasudano storia, Stilo vi rapirà di vicolo in terrazza fino al maestoso belvedere della Cattolica, proteso verso un superbo panorama di tetti antichi e boschi misteriosi da cui occhieggiano splendide testimonianze bizantine del tempo che fu.

Affacciata su una dolce curva della Costa dei Gelsomini, Roccella Ionica si specchia su una fascia dello Ionio così pulita e cristallina da vincere diverse bandiere blu e altri importanti riconoscimenti naturalistici. Cinta da una spiaggia di sottile sabbia bianca e da dolci colline verdi, la cittadina ha origini molto antiche che risalgono alla colonizzazione greca della città di Amphisya e ha preso il nome di Aracella (e poi Roccella) in tempi medievali per la sua localizzazione su una rupe che si getta a precipizio nello Ionio. Ricca di tradizioni arcaiche, come la processione marina di SS. Maria delle Grazie e la ‘ncrinata ‘i Pasca, una vera e propria pantomima processionale che coinvolge le statue di Maria, Gesù e S. Giovanni, Roccella Jonica è una meta interessante in ogni periodo dell’anno ma dà il suo meglio in estate grazie alla spiaggia da sogno, servita da un porticciolo turistico elegante e ben organizzato e allo storico Roccella Jazz Festival - Rumori Mediterranei, che può contare su ben trentanove edizioni, ospiti di rilievo e una consolidata fama internazionale.

Lungo la costa Jonica - a pochi chilometri a sud dell’attuale Locri - sorge il Parco Archeologico di Locri Epizefiri che, con i suoi reperti ascrivibili all’età del bronzo e del ferro, i resti della città greca con le sue mura, i santuari, il teatro, i suoi edifici privati e le numerose testimonianze di età romana e tardo antica, permette di ripercorrere oltre 4000 anni di storia. Ai resti dell’abitato greco in località Centocamere e a quelli del Tempio di Marasà, che hanno restituito una gran varietà di reperti legati alla religiosità, all’arte e alla cultura, si sono aggiunti più di recente quelli di un santuario dedicato a Demetra Thesmophoros, tratti di mura di cinta greche e significative testimonianze monumentali di età romana imperiale, come il complesso Museale Casinò Macrì. Il complesso si trova all’interno dell’area archeologica, nei pressi del deposito votivo dedicato a Zeus. Al suo interno sono custoditi i reperti frutto degli scavi più recenti effettuati nella zona, mentre quelli più antichi hanno trovato il loro spazio espositivo all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

La Villa di Casignana è stata costruita presumibilmente nel I sec. d.C. in una zona già frequentata in età greca e ha raggiunto il suo massimo splendore nel IV sec. d.C. Vista la ricchezza dei materiali, si ritiene che la Villa possa essere appartenuta ad una famiglia patrizia molto importante probabilmente legata all’attività vinicola. Questa ipotesi si basa anche sui molti frammenti di anfore romane ritrovate e alcune raffigurazioni presenti nei mosaici. Il complesso termale della Villa rispecchia la classica architettura romana dove è presente un ambiente riscaldato (il calidarium) e un ambiente con temperatura più moderata (il tepidarium) che serviva a preparare il fisico all'ambiente più freddo (il frigidario). Tutti gli ambienti sono decorati con mosaici: quelli più antichi utilizzano tessere bianche e verdi mentre, quelli più recenti sono policromi e impiegano tessere più piccole. La ricchezza della villa è data anche da un ambiente rettangolare e dall’utilizzo di intarsi marmorei. Anche le pareti erano rivestite con marmo proveniente dalle lontane regioni dell’impero romano: Asia e Africa. La scoperta della villa risale al 1963, quando gli scavi per la posa di un acquedotto riportarono casualmente alla luce parte della struttura e dei pavimenti a mosaico. Negli anni successivi la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria ha avviato l’esplorazione sistemica del nucleo termale della villa.